L’urto del cuore

L’incontro di venerdì scorso è stato molto partecipato. Non ci aspettavamo una adesione così numerosa alla nostra proposta, segno evidente che il problema della “pace” è molto sentito dalle persone. È stato, inoltre, emozionante leggere il messaggio e la Benedizione apostolica che ci è giunta dal Santo Padre.

Venerdì, approfondendo il contenuto del libro di Papa Francesco: “Contro la guerra – Il coraggio di costruire la pace”, volutamente abbiamo scelto di non puntare su analisi geopolitiche (che riteniamo peraltro importanti e dirimenti in un’ottica di risoluzione del conflitto in Ucraina) o in riduttive prese di posizione per stabilire chi nel conflitto abbia ragione e chi torto (semmai si possa giungere a una risposta al riguardo!). Al contrario – attraverso gli interventi dei relatori, che ringraziamo profondamente, in quanto hanno saputo cogliere in modo chiaro le nostre intenzioni – abbiamo voluto e cercato un giudizio che fosse in grado di andare al fondo del problema pace-guerra che per noi è riconducibile a un problema prettamente educativo .

Se ci fosse un’educazione del popolo tutti starebbero megliososteneva don Luigi Giussani commentando i fatti di Nassiriya del 2003, dove 19 militari italiani persero la vita. In quella circostanza dolorosa don Giussani usò parole precise e chiare affermando: “Quanto canto popolare potrebbe risorgere, se una educazione del cuore della gente diventasse orizzonte di azione dell’Onu, invece che schermaglia di morte – favorita da quelli che dovrebbero farla tacere – tra musulmani ed eredi degli antichi popoli, ebrei o latini che siano. E questa sarebbe la vera ricchezza della vita di un popolo! Se ci fosse una educazione del popolo, tutti starebbero meglio. La paura o il disprezzo della Croce di Cristo non farà mai partecipare alla gioia di vivere all’interno di una festa popolare o di una espressione familiare”.

A quanto inutile vociare stiamo assistendo anche per ciò che riguarda la guerra tra Russi e Ucraini?

Con l’incontro di venerdì abbiamo tentato di sottrarci a tale vociare per unirci, timidamente, al “canto popolare” cui fa riferimento don Giussani, nella speranza che il piccolo seme gettato in terra produca frutti cui tutti possiamo goderne per raggiungere una pace del cuore in grado di costruire un mondo più umano e accogliente e dove nessuno si senta escluso o sotto minaccia.

La pace che Dio elargisce agli uomini attraverso Gesù, sostiene il Santo Padre nel suo libro, «è una pace che mette in movimento: non ti isola, ti mette in movimento, ti fa andare dagli altri, crea comunità, crea comunicazione. Quella del mondo è costosa, quella di Gesù è gratuita, è gratis, è un dono del Signore, la pace del Signore. È feconda ti porta sempre avanti». Siamo in cammino, come è emerso venerdì, un cammino rispetto al quale ognuno di noi esercita una responsabilità personale, ma che, allo stesso tempo, è un cammino difficile da compiere in solitudine. Per tale ragione riteniamo necessario ritornare a mettersi e a stare assieme approfondendo l’esperienza cristiana, fattore essenziale per costruire comunità che siano in grado di restituire senso e significato al vivere quotidiano.

Prendere sul serio l’invito del Papa ad “accompagnarlo nella profezia per la pace” ci sta aiutando ad approfondire un aspetto che negli ultimi tempi abbiamo un po’ sottovalutato, ovvero che stare assieme ha come orizzonte ultimo quello di aiutarsi a condividere il senso della vita. Tale dinamica rappresenta l’unica e vera modalità per generare comunità che aiutino a maturare la consapevolezza che “la paura o il disprezzo della Croce di Cristo non farà mai partecipare alla gioia di vivere all’interno di una festa popolare o di una espressione familiare”.

Su tale dimensione umana ed esperenziale noi ci siamo e continueremo a fare la nostra parte!

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